(ricordo di Roberto Morbelli)
Caro Claudio,
parafrasando una vecchia canzone a Te cara, Ti scrivo perché oggi mi sento
malinconico ed ho bisogno di quella Tua pacata e saggia forza che hai
sempre avuto, pur celandola da un apparente timidezza.
Sto vivendo molti ricordi del passato, quando eravamo ragazzi e volevamo
rifare il mondo. Tu sei sempre stato morigerato, riflessivo e arguto nelle
Tue decisioni, ossequioso ai dettami di Papà Giuseppe e Mamma Maria che,
giustamente, stravedevano per Te. Manifestavi la Tua generosità mettendo a
disposizione i mezzi di locomozione: dalla Lambretta verde, cha giace
ancora adesso nel garage e la Fiat 128 coupè con cui ci scarrozzavi per
tutto il Monferrato.
Mi sovviene la Tua onestà nel non nascondere
in famiglia un bollo sul cofano per una mal riuscita derapata sulla neve,
mentre io, per evitarTi rimbrotti continuavo a sostenere la tesi
dell’inevitabile slittamento su ghiaccio……
La Tua vena artistica, ricordo, si manifestò
quando, entrambi allievi di chitarra dell’indimenticato Pierangelo, eri il
più diligente e scrupoloso. Che belle erano le fotografie che Ti eri messo
a fare, alcune delle quali sono in mio possesso, mentre altre sono
pubblicate. Ritratti o paesaggi in cui, più volte manifestavi la Tua
malinconia. Che ridere, Claudio, quando penso alle serate davanti ad un
hamburger mentre mi manifestavi la Tua frustrazione per non avere ancora
la ragazza e poi……Ti sei sposato la più bella e la più giovane…..che Ti ha
dato la Tua Sara….
Ora, Lì dove sei, sono sicuro che hai già incontrato Pierangelo e suonate.
Apri il mio leggio e lo spartito e tienimi il posto che ricostituiremo il
trio delle notti estive alla Colma.
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