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"Amson" (Mietitura)
La trebbiatura
la fienagione
la trebbiatura
le fave
Dopo la raccolta, a fine giugno, nei cortili veniva completata
l'essiccazione, a cui seguiva la battitura coadiuvata da
attrezzi specifici: al tresc, per esempio,
era uno strumento costituito da due bastoni uniti da una
lista di cuoio; esso veniva utilizzato impugnando uno dei
due bastoni e facendo ruotare l'altro che percuoteva i baccelli
ancora chiusi e attaccati alla pianta, affinché ne
liberassero i semi. Al termine della battitura con il val
si ripulivano i semi dai residui dei baccelli.
Vendemmia sul "bric"
Dopo la vendemmia nei cortili arrivava il mais raccolto:
i carri scaricavano cumuli di pannocchie e la sera tutti
si ritrovavano in un cortile a snuvia la meglia
(spannocchiare il mais). Seduti sui cumuli, cantando e chiacchierando,
si sfogliavano le pannocchie che venivano gettate presso
il muro della casa, dove sarebbero rimaste per un po' ad
essiccare; lo scarto, costituito dalle foglie, formava invece
in un angolo grandi e soffici mucchi, nei quali i bambini
si sarebbero tuffati per tutta la sera. E il giorno dopo
tutti in un altro cortile.
(vedi foto storiche dei cavatori della Colma)
Le origini risalgono a 15-20 milioni di anni fa e la sua formazione deriva dai sedimenti depositati sui bassi fondali marini che occupavano il Monferrato: non è difficile infatti trovare fossili di conchiglie o denti nei blocchi di tufo utilizzati nella costruzione delle case. Molte cave furono aperte, al loro interno lo strato di tufo aveva uno spessore di circa dieci metri e seguiva il profilo della collina; esse per secoli hanno fornito materiale da costruzione.
Le cave erano formate da gallerie larghe 5
m, con un'altezza di 5 m. Dalla galleria principale partivano,
perpendicolarmente, tunnel di accesso ad altre gallerie che, a
loro volta, erano parallele alla prima.
Diverse invece le dimensioni delle pianelle ("pianeli"), più larghe e alte di molto ma più sottili, con un peso di 45 Kg circa, utilizzate per la costruzione di forni. Alcune cave sono ancora visibili, sebbene ormai abbandonate da più di mezzo secolo.
Cave, più o meno importanti, erano gestite dalle famiglie Angelino, Campagnola e Valleggia. Un'interessante mostra sui “Graffiti” dei "canton" era stata curata, nel novembre 2000 per l'Ecomuseo della Pietra da Cantoni di Cella Monte, dal dottor Carlo Aletto;
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